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Come scrivere un nome nell’antica lingua dei Babilonesi
Pubblicato da Maestro Alberto
Il Penn Museum (il museo archeologico dell’Università della Pensilvania) offre uno strumento per scrivere un nome nell’antica lingua dei Babilonesi: Write like a Babylonian.
Basta digitare una o più parole, fino al massimo di tre iniziali ed ottenere i pittogrammi della scrittura cuneiforme diffusa nell’antica Mesopotamia dai Sumeri e dagli altri popoli delle terre del Tigri e dell’Eufrate.
Il monogramma può poi essere direttamente condiviso nei social ma per salvarlo è necessario catturare uno screenshot.
Si tratta di un’applicazione simpatica e davvero molto originale.
Mandalagaba: creare facilmente mandala personalizzati
Pubblicato da Maestro Alberto
Mandalagaba è un’applicazione web che consente di creare facilmente mandala personalizzati.
Si tratta di un semplice ma potente editor grafico che, tramite una serie di strumenti, permette di disegnare i famosi cerchi fatti di intrecci di linee e simboli.
Lo strumento può essere usato in modo intuitivo sperimentando le varie funzioni con il mouse, scegliendo il tipo di linea, i colori e la modalità della concentricità e della simmetria.
Se qualcosa va storto o non ci soddisfa si può tranquillamente tornare indietro con il pulsante undo.
Mandalagaba offre anche una versione semplificata per bambini, basta cliccare sulla scritta a chuild dawing per ottenerla.
I disegni ottenuti possono essere salvati come file immagine PNG cliccando sul pulsante save e abilitando il browser ad aprire finestre pop-up.
Usando solo il nero si possono generare interessanti disegni da stampare e colorare come questo che ho creato in 10 secondi.
Si tratta di uno strumento divertente da usare, una specie di gioco educativo e creativo, decisamente interessante e del tutto gratuito.
Come scrivere un nome o una parola usando i geroglifici dell’Antico Egitto
Pubblicato da Maestro Alberto
Ecco a voi come scrivere un nome usando i geroglifici dell’Antico Egitto!
Discovering Egypt, infatti, mette a disposizione una tastiera virtuale chiamata Hieroglyphic Typewriter con cui digitare qualsiasi parola.
Lo strumento include anche numeri e simboli particolari e una mini guida che aiuta a digitare messaggi segreti usando proprio l’antica scrittura degli Egizi.
Si tratta di un’applicazione divertente e decisamente molto originale con cui creare l’immagine di una parola fatta di segni.
Il sito offre anche una versione per telefoni cellulari della tastiera e addirittura applicazioni per Windows, Android e iPad (purtroppo tutte a pagamento).
Poesie e filastrocche per la Festa del Papà
Pubblicato da Maestro Alberto
Ecco una rassegna di poesie e di filastrocche d’autore per la Festa del Papà:
Padre, Anche Se…
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso, egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell’ altra volta mi ricordo
che la sorella, mia piccola ancora,
per la casa inseguivi minacciando.
(la caparbia avea fatto non so che)
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura, ti mancava il cuore:
che avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia e, tutta spaventata,
tu vacillante l’attiravi al petto
e con carezze dentro le tue braccia
avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo ch’era il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.
Camillo Sbarbaro
A mio padre
Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.
Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
– Com’è bella notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno – Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba.
Alfonso Gatto
Il pastrano
Un certo pastrano abitò lungo tempo in casa
era un pastrano di lana buona
un pettinato leggero
un pastrano di molte fatture
vissuto e rivoltato mille volte
era il disegno del nostro babbo
la sua sagoma ora assorta ed ora felice.
Appeso a un cappio o al portabiti
assumeva un’aria sconfitta:
traverso quell’antico pastrano
ho conosciuto i segreti di mio padre
vivendoli così, nell’ombra.
Alda Merini
Ricordo del padre
Sempre che un giardino m’accolga
io ti riveggo, Padre, fra aiuole,
lievi le mani su corolle e foglie,
vivo riveggo carezzare tralci,
allevi rose e labili campanule,
silenzioso ti smemorano i giacinti,
stai fra colori e caldi aromi, Padre,
solitario trovando, ivi soltanto,
pago e perfetto senso all’esser tuo.
Sibilla Aleramo
Papà, radice e luce, portami ancora per mano
Papà, radice e luce, portami ancora per mano
nell’ottobre dorato del primo giorno di scuola.
Le rondini partivano, strillavano:
fra cinquant’anni ci ricorderai.
Maria Luisa Spaziani
Al padre
Dove sull’acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d’uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele dissecate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.
La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.
Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po’ più in là dell’odio e dell’invidia.
Quel rosso del tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d’aquila.
E ora nell’aquila dei tuoi novant’anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna, e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d’Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo – difficile affinità
di pensieri – per dirti, e non ci ascoltano solo
cicale del biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone:
‘Baciamu li mani’. Questo, non altro.
Oscuramente forte è la vita.
Salvatore Quasimodo
A mio padre
L’uomo che torna solo
A tarda sera dalla vigna
Scuote le rape nella vasca
Sbuca dal viottolo con la paglia
Macchiata di verderame.
L’uomo che porta così fresco
Terriccio sulle scarpe, odore
Di fresca sera nei vestiti
Si ferma a una fonte, parla
Con un ortolano che sradica i finocchi.
È un uomo, un piccolo uomo
Ch’io guardo di lontano.
È un punto vivo all’orizzonte.
Forse la sua pupilla
Si accende questa sera
Accanto alla peschiera
Dove si asciuga la fronte.
Leonardo Sinisgalli
Al babbo lontano
Caro uccellino che volando vai,
il babbo mio di certo tu vedrai.
Digli che è tanto buono il suo bambino,
e che spesso gli manda un bel bacino.
Digli che gli vuol bene e che lo aspetta!
Vola, uccellino, vola vola in fretta!
A. Cuman Pertile
Il Principe
Arriva un Principe
con un cavallo bianco:
viene da lontano
e sembra molto stanco.
Al posto della spada
c’è l’ombrello
e c’è il cappotto
al posto del mantello;
però a guardarci bene
il cavallo non ce l’ha,
io gli corro incontro
e gli dico: “Ciao papà!”.
Marco Moschini
Caro papà
Caro papà, nel giorno della tua festa
voglio dirti cos’ho nella testa,
cosa c’è nel mio cuore
quando mi guardi con amore.
Ogni giorno mi abbracci e mi proteggi,
con premura mi aiuti e mi festeggi,
sei paziente, dolce e generoso,
mi fai sentire forte e coraggioso.
Quando ero piccolo mi facevi volare,
oggi le paure mi fai superare.
Insieme a te mi sento sicuro,
caro papà, tu sei il mio tesoro!
Ti voglio bene, tienilo a mente:
stringimi al cuore, coccolami teneramente!
Anna Costanzo
Grazie Papà
Da te, papà, ricevo tanto.
A te, papà, io voglio bene.
Dite, papà, io vado fiero.
A te, papà, io dico grazie.
Grazie papà, per il bene che mi vuoi.
Grazie papà, per i doni che mi fai.
Con te, papà, non ho paura.
Con te, papà. mi sento forte.
Con te, papà, mi trovo bene.
A te, papà, io dico grazie.
Grazie papà, per la gioia che mi dai.
Grazie papà, per quello che tu sei.
B. Bartolini
O Papà
Oh, papà, su dammi la mano,
grande e forte mi sento con te!
Tu mi guardi
e mi dici piano:
son felice se tu sei con me!
Se mi porti sulle tue spalle
io mi sento un capo tribù…
se mi tieni stretto al tuo cuore,
il mio amico più caro sei tu!
Oh, papà! Per strada la gente
ci sorride e ci guarda, perché,
pensa che tu sei il mio gigante,
ma io sono il tuo piccolo re.
Edizioni Tresei Scuola
Lavoretti per la festa del Papà: il modo più semplice per fare un biglietto camicia cravatta di carta
Pubblicato da Maestro Alberto
Se volete realizzare un lavoretto facile ma di sicuro impatto per la festa del Papà ecco come creare un biglietto camicia-cravatta di carta.
Basta seguire la procedura illustrata nell’immagine sotto:
Occorrente:
- un cartoncino colorato formato A4
- forbici e righello
- colla
- decorazioni: bottoni, ritagli di carta, glitter, ecc.
Il cartoncino va semplicemente ripiegato in due, ritagliato e ripiegato di nuovo dalla parte anteriore per ottenere il colletto della camicia.
La cravatta può essere fatta con un altro pezzo di carta come nelle foto o seguendo la procedura per realizzare una cravatta origami 3D.
Si tratta di un biglietto unico, di cui possiamo scegliere i colori e i materiali per personalizzarlo al massimo e, ovviamente, da completare con una dedica personale.
Una valida idea per un bel regalo per il papà da fare a scuola con le maestre o a casa in famiglia.
DIY, lavoretti fai da te: un porta penne fatto con pasta di sale e conchiglie
Pubblicato da Maestro Alberto
Della serie DIY (do it yourself), ecco un semplice lavoretto fai da te: un porta penne fatto con con pasta di sale e conchiglie.
Occorrente:
- pasta di sale
- un barattolo di latta o di plastica cilindrico
- conchiglie
La procedura è davvero molto facile, basta stendere la pasta di sale come quando si fa la sfoglia con un mattarello (è sufficiente uno stick di colla), attaccarla al barattolo, decorare con le conchiglie fino a riempire la superficie e lasciare essiccare.
Per fare la pasta di sale basta amalgamare 100 g di farina, 50 g di sale fino e circa 50 ml di acqua. Volendo la si può anche colorare con qualche goccia di colori acrilici.
Perfetto per l’arredo dell’aula scolastica o per la casa e soprattutto a costo zero!